Comunicato S. Donato in Cremona 14/12/2012
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Fortezza: torna alla luce l’antica chiesa di San Donato in Cremona
L’edificio presenta la lunghezza di circa 25 metri e la larghezza di circa 10 metri. Blocchi lapidei fino all’altezza di 4,30 metri“Una scoperta che cambia la data di origine di Arezzo e che la porta indietro ad almeno duemila anni”. Così il professor Maurizio De Vita, docente alla facoltà di architettura di Firenze e direttore dei lavori alla Fortezza Medicea di Arezzo, commenta la scoperta dell’antica chiesa di San Donato in Cremona. “Indizi della sua presenza li avevamo già sulla base della cartografia e dell’iconografia storica di Arezzo ma non era possibile, fino ad oggi, fare ipotesi sulla sua dimensione. Adesso possiamo affermare che il culto di San Donato risale quanto meno all’anno Mille ma gli scavi ci stanno riservando sorprese che potrebbero far emergere testimonianze di età romana e preromana. Non siamo quindi più di fronte ad uno scenario cinquecentesco ma probabilmente di 2000 anni fa”.
Una scoperta di eccezionale valore che stamani è stata visionata da una delegazione di Comune (vice Sindaco Gasperini e assessore Dringoli), Soprintendenza di Arezzo (Agostino Bureca, Paola Refice e Manuela Sancarlo) e Soprintendenza archeologica Toscana (Andrea Pessina e Silvia Vilucchi). Presenti il Vescovo, Monsignor Riccardo Fontana e il Direttore dei lavori, Maurizio De Vita.
Il ritrovamento verrà presentato nel corso di una conferenza stampa che si terrà martedì 18 dicembre alle ore 11 in Sala Rosa. Seguirà un sopralluogo al sito in Fortezza.
Sul ritrovamento, ecco una nota della dottoressa Silvia Vilucchi della Soprintendenza per i beni Archeologici della Toscana
Nell’ambito dei lavori che il Comune di Arezzo sta conducendo nell’area della Fortezza per il restauro ed il recupero del monumento (progetto predisposto dall’ufficio progettazione del Comume di Arezzo con la consulenza del Dipartimento di restauro dell’Università e intervento realizzato con la direzione del professor Maurizio De Vita), la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana ha intrapreso un’indagine archeologica approfondita nella zona antistante il Bastione cosiddetto della Chiesa, dove nel 2008 era stato eseguito un breve saggio a carattere esplorativo che aveva permesso di individuare la presenza di strutture relative al complesso della chiesa di San Donato.
Le indagini archeologiche attuali, condotte a partire dalla metà di ottobre dopo l’asportazione di consistenti livelli di accumulo (alti tra 3 e 4 metri) risultato dei poderosi scassi condotti negli anni ’60 del Novecento per la costruzione della grande conserva d’acqua presente al centro della Fortezza, ma anche dello scarico di numerose macerie edilizie, hanno dato riscontri eccezionali.
Sotto il livello di calpestio dei primi del Novecento individuato infatti, è venuta alla luce in tutta la sua monumentalità l’antica chiesa di San Donato in Cremona, nota dalle fonti documentarie fin dal 1098, distrutta dai Francesi nell’anno 1800 e poi spoliata: l’edificio, con orientamento Est-Ovest, presenta la lunghezza di circa m 25 e la larghezza di circa m 10; l’aula è divisa da pilastri, di cui si sono rinvenuti i resti dei basamenti, in tre ampie navate; i muri perimetrali (larghezza 1 metro) risultano costruiti a sacco con un bel paramento in blocchi squadrati e sono conservati per un’altezza accertata di almeno 1,20 metri.
Nelle navate, a confermare quanto già verificato nel saggio del 2008 e quanto riportato in una planimetria dei primi anni del XIX secolo, sono presenti 6 silos granari del tipo ‘a fiasco’ costruiti in mattoni con imboccatura lapidea che si apriva nel pavimento della chiesa, ultimo baluardo difensivo all’interno della Fortezza.
Nella chiesa sono anche venuti in luce un grande ossario del tipo ad arca e sepolture singole d’inumati poste longitudinalmente a contatto con i muri perimetrali. Tombe singole sempre con orientamento Est-Ovest sono presenti anche nell’area del sagrato dove sembra attestata anche la presenza di un pozzo.
La zona presbiteriale ha inoltre rivelato la presenza di una cripta straordinariamente conservata, misurante m. 10 x 8,50, con la medesima partizione a tre navate della chiesa superiore. L’ambiente, le cui pareti perimetrali in bel paramento di blocchi lapidei contenente elementi di riutilizzo sono conservate fino all’altezza di m 4,30, presenta gli appoggi a mensola e gli attacchi delle tre volte a crociera che ne costituivano la copertura, e le due colonne lapidee (una in granito), misuranti circa m. 1,50 di altezza per un diametro di m 0,40, di sostegno centrale, ancora in situ con le rispettive basi sagomate, nonché il pavimento in lastre di pietra.
Tanto la cripta che la chiesa superiore presentano absidi parte inglobate e parte utilizzate come sostegno del perimetro difensivo del XVI secolo.
Una prima analisi delle strutture murarie, così come approfondimenti stratigrafici in corso, rivelano più fasi costruttive e di vita dell’edificio di culto. Livelli di rialzamento interno posteriori all’impianto dei muri perimetrali, contenenti reperti ceramici della metà del XIV secolo, costituiscono unterminus ante quem per la datazione della fase costruttiva individuata: la prosecuzione dell’indagine consentirà di acquisire tutti i dati necessari all’individuazione della cronologia d’impianto dell’edificio, delle successive dinamiche costruttive, delle preesistenze alla fase oggi portata in luce, sia in relazione alla più antica chiesa di San Donato che ai livelli di età etrusca e romana dell’antica Arretium.
comunicato Sopr. Archeologica mosaici 25/2/2014
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Soprintendenza per i beni Archeologici della Toscana
FirenzeSilvia Vilucchi
Funzionario ArcheologoIn occasione dei controlli che la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana sta conducendo nell’area della Fortezza medicea di Arezzo nell’ambito dell’intervento di restauro e ripristino che l’Amministrazione comunale ha da tempo intrapreso, nella fascia antistante il muro difensivo che raccorda il bastione dell Soccorso con il bastione della Diacciaia è tornato alla luce, tra l’altro, un edificio residenziale di età romana di cui sono stati individuati per ora tre ambienti, due dei quali, parzialmente indagati, conservano resti in posto di intonaco parietale dipinto e piani pavimentali musivi.
L’edificio, situato nel settore nord-est del pianoro sommitale del poggio di S. Donato, si affacciava sulla valle sottostante prossimo alle ripide pendici di questo lato dell’altura.
L’ambiente a sud ha rivelato la presenza di un piano pavimentale musivo di fattura raffinata con decorazione “a nido d’ape” composto da esagoni delineati con tessere nere su fondo campito con tessere bianche, straordinariamente conservato sotto livelli di distruzione e di abbandono che lo hanno perfettamente sigillato: l’ambiente e il pavimento musivo, fin qui visti per un’ampiezza di m 5,40 per m 0,80, proseguono in direzione est, ovest e soprattutto sud, verso il centro del pianoro.
L’ambiente a nord ovest mostra la presenza di un tappeto musivo con decorazione “a stuoia” con rettangoli delineati a tessere nere su fondo a tessere bianche disposti attorno ad un quadrato centrale campito in nero, con diverse lesioni e lacune, una delle quali, particolarmente ampia, rivela un’integrazione in cocciopesto attestante un intervento di restauro di età antica: sul lato nord l’ambiente presenza un’apertura con una soglia in pietra.
Il terzo ambiente a nord est deve essere ancora indagato.
Le pareti degli ambienti descritti, conservate per circa m 0,50 di altezza, presentano uno spesso intonaco parietale dipinto: motivi di conservazione hanno fin qui suggerito di non portare completamente in vista la decorazione pittorica che presenta colori rosso, giallo, verde e bruno su fondo bianco.
I piani pavimentali rinvenuti, ascrivibili all’età augustea-giulio claudia (fine I a.C.-decenni iniziali I d.C.), che trovano confronti stringenti tra l’altro con mosaici della villa dell’Ossaia di Cortona, erano sigillati sotto livelli di abbandono e di crollo delle coperture fittili.
Sopra lo strato di crollo dell’ambiente sud sono attestate frequentazioni e riusi successivi all’abbandono del sito, in particolare con la presenza della sepoltura, solo parzialmente vista, di un inumato che reca una lunga spada (?) in ferro.
Con un contributo della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, si procederà a breve alla prosecuzione dell’indagine archeologica in particolare in direzione sud, al fine di portare in luce integralmente l’edificio di età romana individuato e i suoi preziosi rivestimenti pavimentali, anche al fine di fornire indicazioni nel merito all’Amministrazione e procedere alla redazione di un apposito progetto di salvaguardia e valorizzazione del sito, per la futura fruizione anche di questo straordinaria testimonianza dell’antica Arretium conservata eccezionalmente sotto la struttura difensiva medicea.